Desidera così tanto essere adottato da lanciare un appello in televisione. Adottare un figlio è un gesto semplicemente magnifico, che dimostra in maniera assoluta un autentico atto d’amore.
Rapporti del genere trascendono i semplici legami di parentela e spesso, i genitori di bambini adottati, sentono un’affinità tale con i loro figli, da non essere minimamente diversa rispetto a quella con un figlio naturale.
Ogni giorno nel mondo tante persone decidono di accogliere nella propria vita un bambino rimasto orfano, ma in molti casi, purtroppo, tanti di questi bambini sono costretti ad attendere veramente a lungo, prima di trovare la famiglia che li accoglierà per il resto della vita.
Un giovane ragazzino di 9 anni di nome Jordan ha di recente lanciato un appello, per manifestare il suo desiderio di essere adottato e la sua storia ha fatto scalpore, venendo persino raccontata in televisione. Questo bambino dell’Oklahoma attende ormai da tutta la vita che una famiglia decida di accoglierlo e la sua richiesta di venire adottato è riuscita a commuovere decine di migliaia di persone.
Jordan ha manifestato pubblicamente questo suo desiderio, a prescindere dal fatto che ad adottarlo sia una mamma, un papà oppure entrambi. Ciò che vuole questo giovane è solamente conoscere l’affetto di una famiglia e avere una casa degna di questo nome.
Da quando l’appello di Jordan è stato trasmesso in televisione, decine di migliaia di richieste di adozione sono pervenute all’istituto in cui il ragazzo è ospitato e l’intera nazione statunitense sembra essersi smossa per esaudire il sogno di questo bambino. In passato Jordan ha vissuto in diverse case famiglia, ma nessuna di queste si è rivelata la sua “vera famiglia”.
La storia di questo ragazzino è un esempio incredibilmente eloquente di come l’adozione sia importante e fondamentale, per tantissimi bambini, dato che, grazie ad essa, migliaia di giovani possono conoscere la gioia e l’amore di una famiglia, anche se il loro passato, prima di quel momento, non è stato particolarmente roseo.
